Cosa succede all’acido ialuronico una volta inserito nel tessuto?
L’acido ialuronico è naturalmente presente nella nostra cute come polimero all’interno della matrice extracellulare, dell’umor vitreo e della cartilagine.
La quantità totale di acido ialuronico presente in una persona di 70 kg è di 15 grammi e subisce un turnover (cioè un ricambio) di 5 grammi ogni giorno.
Circa il 50% dell’acido ialuronico presente nel corpo umano è concentrato nella pelle e la sua emivita è di 24-48 ore.
L’acido ialuronico è un polisaccaride formato da una ripetizioni di monomeri collegati tra loro (acido glucuronico e N-acetilglucosamina collegati con un legame beta-1,4 glicosidico).
Come avviene la degradazione?
La degradazione dell’acido ialuronico può essere vista come una depolimerizzazione, viene, sostanzialmente, tagliato quel legame che tiene uniti i monomeri. La depolimerizzazione è stato descritta abbondantemente in letteratura e coinvolge: degradazione enzimatica e degradazione da parte dei radicali liberi.
La degradazione enzimatica è dovuta ad una ben rappresentata famiglia di enzimi chiamati ialuronidasi. Nell’essere umano l’enzima più attivo della famiglia è HYAL1 e HYAL2.
HYAL2 è ancorato alle membrane cellulare e taglia l’acido ialuronico ad alto peso molecolare in frammenti da 20-kDA. HYAL1 si trova nei lisosomi, dentro la cellula, e taglia i frammenti prodotti da HYAL2 in tetrasaccaridi, che sono poi convertiti in monosaccaridi da altri enzimi della stessa famiglia.
Un bel lavoro di squadra, no?
La degradazione tramite radicali liberi può portare, invece, all’attivazione del sistema immunitario con una reazione infiammatoria locale e momentanea.
I radicali liberi degradano l’acido ialuronico tramite ossidazione. La produzione di radicali liberi non è dovuta solo a fenomeni interni al nostro corpo, ma anche esterni: il photo-aging, ad esempio.
E il BDDE?
1,4-Butanediol diclicidil etere (BDDE) è un agente crosslinkante utilizzato per stabilizzare la gran parte degli acidi ialuronici.
L’utilizzo del BDDE si rende necessario per aumentare la durata del filler.
Ha una tossicità molto bassa, soprattutto rispetto ad altri crosslinkanti. La gran parte delle aziende produttrici purifica il proprio acido ialuronico sino a portare il BDDE al di sotto delle 2 parti per milione (ppm).
Il BDDE quindi viene poi idrolizzato a diol-etere tramite idrolisi del gruppo epossido del BDDE, questo è risultato non essere tossico e non genotossico.
Il metabolismo del BDDE però non è interamente descritto in letteratura, ad ogni modo i cataboliti sembrano essere eliminati tramite le urine.
Tutto chiaro, ma…
Nonostante le aziende produttrici siano in grado di creare filler di acido ialuronico con tecnologie avanzate e alti livelli di sicurezza per il paziente. Tali prodotti, tuttavia, possono portare a complicanze, a volte severe, anche se utilizzati dalle mani più esperte.
…ma di questo parleremo in un altro post!
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